
Ricordo come se fosse ieri, la volta che lo conobbi, a bordo del suo Condor dal nome “Nonsisamai”, mentre si usciva dalle dighe di Marina di Ravenna. Diciamo 18 anni fa. Io – che ancora veleggiavo sugli Optimist – ero rimasto incuriosito dalle vele in kevlar che facevano quello strano rumore di roba solida, e tutto potevo pensare tranne che quella cosa così dura potesse essere una randa. Lui aveva 8 anni in più di me, ma aveva già accumulato miglia e miglia di mare sotto gli occhi e tra i calli delle dita. Taciturno, sembrava un animale in gabbia, tanta rabbia da scaricare, ma lucido quanto basta per sapere con determinazione il destino da assegnare alla sua vita.
Poi lo rividi un po’ di tempo dopo. Diciamo 10 anni fa. Facevo parte di uno di quegli equipaggi improvvisati. Si partecipava ad una regata transadriatica. Capitan Bianchetti portava il Vitesse, vecchia di 10 anni, come un siluro e all’alba del giorno successivo la partenza della regata, tagliammo il traguardo abbondantemente primi. Trafficava spesso con barche vecchie, prese in prestito da amici, o – nella maggior parte dei casi – prese da amici di amici di amici, che – loro malgrado – dovevano garantire per lui. Avere una barca nuova? Manco per sogno – dove li trovo i soldi?! Gli sponsor sono duri da trovare, poi devi avere agganci sicuri, e soprattutto te li devi giocare bene. Ma Simone non scendeva a compromessi. Mai. O si fa così come dico io, altrimenti vaffanculo. Certo molti ce lo avevano mandato lui, a quel paese. Eccome. D’altro canto uno stinco di santo proprio non era. Risse nei bar, debiti insoluti…Ma un cuore grande come il Mare…e negli occhi - profondi, grandi - una determinazione mai vista in nessun altro sguardo.
Aveva un grande sogno, Simone. Lui voleva l’Oceano. Voleva navigare, voleva perdersi tra le onde del Mare. Cercava qualcosa, qualcosa che desse un senso alla sua vita. Nel Mare, Simone cercava se stesso.
É stato il primo marinaio italiano a partecipare e a portare a termine il Vendeè Globe, la Madre di tutte le regate. Parti da Les Sable D’Olonne – in Francia - scendi verso l’Antartico. Ci giri attorno. E torni a Les Sable D’Olonne. Il giro del mondo. In barca a vela. Senza scalo. Tutto d’un fiato. Senza assistenza. Da solo. Diciamo in 4 mesi circa. Roba da malati di mente. Roba da malati di Mare. Roba da gente che si sente più a proprio agio in Mare che a terra. E lui si sentiva di gran lunga molto meglio in Mare che a terra…questo è fuori di discussione.
Poi ha concluso al terzo posto l’ Around Alone (cui aveva già preso parte anni prima, essendo, a 25 anni, il più giovane skipper mai iscritto a quella regata), sempre un giro del mondo in solitario, ma stavolta a tappe. Peanuts, in confronto al Vendeè. In effetti lui, con la testa, era già alla prossima edizione del Vendeè. Sembrava che la storia stesse girando al meglio. Finalmente uno sponsor serio, finalmente una barca competitiva…
Nel frattempo ovviamente numerose altre esperienze – la regata con i carretti a vela nel deserto della Mauritania, le mini Transat, le Rimini-Corfù-Rimini, la Route du Ruhm, la Solitaire du Figarò, regate vere se capisci cosa voglio dire… tutte rigosamente seguite su internet oppure sulla Gazzetta dello Sport, aprendo sempre il giornale a ritroso dall’ultima pagina, perché le notizie più belle sono quelle che scopri in fondo, tra le previsioni del tempo.
Il destino – o chi per lui – non gli ha nemmeno concesso l’onore delle armi - disperso tra i flutti - riservato a gente del calibro di Joshua Slocum o –più recentemente – Eric Tabarly.
Simone se n’è andato, a 35 anni, mentre era in una barca di amici - non la sua, Tiscali - nel porto di Savona. Oggi sono 4 anni dalla sua scomparsa.
Con lui se n’è andata un po’ quella poesia e un po’ di quella speranza che ognuno di noi ha e che ognuno di noi nutre, che a volte i sogni possono davvero diventare realtà. Che un ragazzino malato di Mare può davvero, forse, farcela e arrivare a parlare a tu per tu con l’Oceano, a Lui confidando desideri, sussurrando segreti, dedicando poesie…
Adieu Capitan Bianchetti. Forse non lo sai. Ma a qualcuno di noi manchi ancora molto.