martedì 16 gennaio 2007

1,2,3.

Uno, due, tre. Prova.
Uno, due, tre. Prova. Prova.
Forse quest’affare funziona. Non lo so. Neanche so se riuscite a sentirmi.
Ma se ci riuscite, ascoltate. E se state ascoltando, be’, allora quello che avete trovato è la storia di tutto ciò che è andato storto. Questo è il cosiddetto registratore di volo del Volo 2039. La scatola nera, come si dice, anche se è arancione. Dentro c’è un nastro metallico, cioè la registrazione incancellabile di quello che resta. Quella che avete trovato è la storia di ciò che è successo.
E proseguiamo.
Anche se faceste scaldare questo nastro fino al calor bianco, continuerebbe a raccontare esattamente la stessa identica storia.
Uno, due, tre. Prova.
Forse potrei inziare come Tender Branson (b.t.w.
© Chuck Palahniuk), che racconta la sua storia alla cosiddetta scatola nera dell'aereo sul quale sta ancora volando, incidendo parole immortali sul nastro del registratore. Già. Parole immortali. Sarà così? Oppure tutti i pensieri intangibili si perderanno, ancora un volta, nell'etere, senza lasciare traccia? Uno, due, tre. Prova.