venerdì 30 novembre 2007

Su quale sponda la felicità?

Cerchi l’America e scopri le Indie. Ti aspetti il Vietnam e invece trovi il Laos. Nell’ottica di “attendere l’inatteso” direi che ci sta tutta, ed è un piacere accorgersi, che, al di là del Mekong, esiste un luogo che non è un posto ma uno stato d’animo: il Laos.
Tra i paese visitati è sicuramente questo che maggiormente mi ha colpito. Bambini che salutano con la manina il nostro minibus anni ’50 che corre lungo le tortuose e polverose strade degli altipiani, donne che stendono i panni appena lavati alla fontanella, uomini che si caricano il pesante bilanciere in spalla e portano alla capanna la legna per il fuoco. Ovunque sorrisi. Ma perché dovrebbe sorridere questo popolo con cui il fato è stato avaro – o forse sono proprio stati i Laotiani a negarsi il famigerato
progresso – e in tal caso ancora maggiore sarebbe la mia stima nei loro confronti? Pare infatti che l’omaggio di un paese occidentale (l’Australia, la cui amministrazione ha pensato bene di regalare al Laos il Friendship Bridge – unico ponte ad unire Thailandia e Laos attraverso il Mekong, almeno fino a qualche mese fa) non fosse affatto gradito ai locali. Tale opera civile aveva lo scopo non tanto di avvicinare la piccola Repubblica Popolare Democratica al mondo, quanto quello di avvicinare il mondo al Laos, che in effetti di quel enorme varco verso la presunta ricchezza economica avrebbe volentieri fatto a meno. Forse è meglio lasciare parlare le immagini…






giovedì 15 novembre 2007

Attendere l'inatteso

Il mio passaporto, intonso fino all'arrivo del visto per il Vietnam di due mesi fa, è ora un bellissmo patchwork di firme e timbri colorati, così come si vede nella foto. Quel passaporto, passato tra le mani di tante persone in divisa, è ora di nuovo "al sicuro" tra le mie, in Europa.
Immagini nella testa, tante. Pensieri, tanti. Ordine, poco. Qualche lume, però, sì. Ho trovato risposte a domande che non mi ero finora posto e non ho trovato risposte a quelle che mi ero fatto. Il che, per me, è davvero un successo.
"Tradimenti necessari". Ho in mente questa bella espressione, ripresa da un blog amico. Ai "Tradimenti necessari" pensavo di dedicare un apposto spazio tra queste righe, prima o poi. Il rientro mi impone una non richiesta esigenza di ordine, di to-do list, di organizzazione, come se fosse impossibile, al mondo d'oggi (anzi, mi verrebbe da dire "al mondo occidentale d'oggi") fare qualcosa che non sia pianificato e previsto. Invece mi attira l' attendere l' inatteso, ma probabilmente non sono ancora pronto. O forse sì...