L’ho detto e ora lo faccio. Riprendo il titolo e il tema di un post amico che mi è molto piaciuto. I “tradimenti necessari” sono un’ azione di coraggio verso noi stessi. Quando abbandoniamo ciò che ci è noto, ciò che conosciamo, e che magari amiamo e che con ogni probabilità fa parte della nostra quotidianità, compiamo un gesto estremamente coraggioso. La tranquillità delle cose, oltre che essere il titolo di un film di qualche anno fa, è ciò che, in fondo ricerchiamo. Perché, confesso, mi fa piacere essere circondato da cose che mi appartengono, mi mettono – appunto – tranquillità. So di potere contare su di loro, nel momento del bisogno. Per definizione, esse non ci danno niente di nuovo. Ci danno le solite emozioni, belle magari, ma le solite. E se volessimo altro? Dovremmo tradire quelle cose per altre cose (uff, che brutta parola). Eccolo qui il tradimento. Lasciamo il noto per l’ignoto. Giusto o sbagliato che sia, questo ci porta ad un cambiamento nel nostro equilibrio. É vero che “Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi…” come recita Marquez? Forse sì. E allora cambiamo.
Durante il mio viaggio ho abbandonato indumenti, vecchi vestiti ai quali ero affezionato. Erano logori, ma avevo un ricordo associato ad ognuno di loro. Ora che li ho abbandonati è per caso svanito anche il ricordo? No. Però a me piace (anzi, a dire il vero non mi piace più tanto…) associare il ricordo – concetto astratto per sua natura - ad un oggetto – tangibile, concreto per sua natura. Lasciando i vecchi vestiti ne ho presi di nuovi. Altre emozioni, altri ricordi. Ed ecco che, magicamente, la giostra riprende a girare…
Durante il mio viaggio ho abbandonato indumenti, vecchi vestiti ai quali ero affezionato. Erano logori, ma avevo un ricordo associato ad ognuno di loro. Ora che li ho abbandonati è per caso svanito anche il ricordo? No. Però a me piace (anzi, a dire il vero non mi piace più tanto…) associare il ricordo – concetto astratto per sua natura - ad un oggetto – tangibile, concreto per sua natura. Lasciando i vecchi vestiti ne ho presi di nuovi. Altre emozioni, altri ricordi. Ed ecco che, magicamente, la giostra riprende a girare…
1 commento:
Ma non e´che il cambiamento sia una fuga da un malessere preesistente, un tentativo di cancellare la condizione esistente di infelicita´? Come dici tu, se "le solite emozioni, belle magari, ma le solite" fossero davvero belle, perche´ ricordarle solo e non viverle giorno per giorno?
L´ignoto, il cambiamento, il passo nel buio danno certamente un impulso alla vita e capovolgono il concetto del "lentamente muore" e di chi percorrere sempre gli stesi passi. Ma la fuga finalizzata a se stessa porta poi da qualche parte? Se portata agli estremi la fuga continua non diventa, forse, un viaggio verso il nulla? Cosa resta? Non e´forse una corsa nel deserto senza fermarsi ad osservare le cose belle che la vita puo´dare?
mrcharged
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